sabato 17 ottobre 2009

"Ieri sarà quel che domani è stato": "Das Treffen in Telgte" di Günter Grass

Das Treffen in Telgte (L'incontro di Telgte) è un titolo pubblicato in Germania da Luchterhand (1979, ristampato dalla DTV e dalla Steidl nell'opera omnia di Grass) e in Italia da Einaudi (1982). Mentre nei paesi di lingua tedesca il testo gode ancora di un certo seguito, nel nostro paese i risultati in termini di vendite sono stati poco lusinghieri, tanto che Einaudi ha tolto molto presto il testo dal catalogo. Io stesso mi sono procurato la copia in modo rocambolesco...
Non voglio dire che Das Treffen in Telgte sia il capolavoro di Grass: siamo distanti (non solo in termini cronologici) dai successi della "Trilogia di Danzica", così come da una novella più tarda come Im Krebsgang.
Grass in questo caso pare non essere attratto prevalentemente da intenti di tipo narrativo: a posteriori, Das Treffen in Telgte può essere visto piuttosto come un tentativo di parlare del proprio percorso intellettuale, dove lo scrittore ricorda la propria formazione e i propri esordi come scrittore. Possiamo dire quindi che è un testo prezioso perché, se è vero che in tutto il corpus grassiano è intessuto di elementi autobiografici (basti pensare a Danzica), è anche vero che non sempre gli scrittori ci invitano esplicitamente a guardare dietro le quinte del proprio lavoro o a vedere ciò che informa la loro Weltanschauung.

La novella mette in gioco due elementi che contraddistinsero gli esordi di Grass: da una parte la grande passione per la poesia barocca (in particolare per Grimmelshausen e il Simplicissimus), dall'altra l'adesione Gruppe 47.
Il Gruppo 47 fu una tappa importante nella formazione grassiana: fu in quella cerchia che Grass lesse le sue prime poesie, vinse il suo primo importante premio letterario, concepì i primi due capitoli del Tamburo di latta (1959), conobbe figure di primo piano nel dibattito intellettuale tedesco come Hans Werner Richter (fondatore del gruppo), Ingeborg Bachmann, Marcel Reich-Ranicki, Heinrich Böll. Numerose sono, quindi, le ragioni per cui Grass si sentiva legato a quell'ambiente e sentiva verosimilmente il bisogno di parlarne.


Ma di cosa parla Das Treffen in Telgte? Nel 1647, un gruppo di intellettuali provenienti da ogni parte dell'Impero si ritrova nella città di Telgte per leggere le proprie opere e discutere del futuro della lingua tedesca che risulta essere frammentata in una miriade di dialetti e varianti regionali, espressione della miriade di staterelli in cui l'Impero e i tedeschi sono divisi.
L'incontro di Telgte e il Gruppo 47 sono entrambi espressione di una Germania dilaniata dalla guerra, da quella dei Trent'anni come dal secondo conflitto mondiale. Alle figure di Simon Dach e dei convitati si possono sovrapporre quelle di Hans Werner Richter e dei suoi consoci: anche gli intellettuali del Gruppo 47 si ritrovano a leggere le proprie opere; anch'essi parlano del futuro della lingua tedesca, che negli anni del nazismo ha subito un grave imbarbarimento; anch'essi, ancora una volta, sono costretti a fare i conti con un mondo tedesco diviso in modo apparentemente irrimediabile.
Ieri sarà quel che domani è stato: questa frase, che allude alla ciclicità degli eventi storici, apre la novella e ne racchiude il senso.

L'insuccesso italiano di Das Treffen in Telgte può spiegarsi sostanzialmente con l'estraneità dei personaggi al pubblico italiano medio: è difficile trovare italiani che si destreggino con disinvoltura tra nomi di spicco del barocco tedesco come Martin Opitz (menzionato più volte nel testo), Simon Dach, Heinrich Albert...
Nonostante la lodevole appendice della traduttrice Bruna Bianchi, che riassume brevemente vita e opere degli intellettuali presenti e citati nel testo, ad un italiano la novella può non risultare di immediata comprensione. Ugualmente certe scelte lessicali arcaicizzanti, nonostante la bravura e la sensibilità della Bianchi nella resa italiana, probabilmente risulterebbero più sapide se lette in tedesco.
C'è da dire che questo non è un problema che si verifica solamente nell'Incontro, ma in molti lavori del nostro: in questo senso, i traduttori italiani di Grass sono fin troppo bravi nel rendere in italiano ciò che nell'originale tedesco risulta singolare, bizzarro, in qualche modo vicino ad una sensibilità linguistica "barocca" (basti vedere come Claudio Groff restituisce gustosamente la parlata mezza polacca di Tulla Pokriefke in Im Krebsgang).

In conclusione, se questo libro dovesse capitarvi tra le mani dateci un'occhiata. Mal che vada, passerete qualche gradevole pomeriggio in compagnia di un'allegra combriccola di intellettuali, che si barcamenano con naturalezza tra dotte discussioni ed allegri banchetti...

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