Vi fosse mai venuto il dubbio che il Tonno è "sordo" verso la letteratura del passato, ecco, lo smentisco categoricamente con questo post. Vi parlo di un autore che ho scoperto recentemente e mi ha colpito molto: Theodor Storm.
Storm (1817-1888) fu poeta e novellista originario dello Schleswig-Holstein. Il suo nome viene accostato a quelli di Theodor e Thyco Mommsen, Paul Heyse, Eduard Mörike, Theodor Fontane, addirittura - seppur per un singolo contatto avvenuto a Baden Baden nel 1865 - con il russo Ivan Turgenev. Insomma, ci troviamo davanti ad un personaggio che si colloca in un particolare momento della storia culturale tedesca: sullo sfondo dei Gründerjahre (cioè gli anni che vedono la crescita della potenza della Prussia e la nascita del Secondo Reich, con il trattato di Versailles del '71) si sta consumando la transizione dal romanticismo al realismo.
Storm si colloca a pieno titolo in questa temperie culturale ed offre un modus operandi narrativo che potremmo definire "intermedio" tra un tardo romanticismo con inclinazioni Biedermeier e il realismo.
A naso, non mi sembra opportuno appioppare solamente una di queste due etichette a Storm, come si potrebbe essere portati a fare leggendo qualche commento antiquato come quello di Maria Grazia Nasti Amoretti per la UTET (parliamo dei primi anni '50 del secolo scorso). Vedo di spiegare meglio questa mia presa di posizione.
Credo sia fuori di dubbio che la lettura di diverse novelle di Storm (ad esempio Immensee, Ein Bekenntnis, Viola Tricolor, Martha und ihre Uhr) riveli un mondo fondamentalmente piccolo-medio borghese, che si rivolge nostalgicamente alla rievocazione del passato e alla celebrazione del nucleo familiare, antidoti all'angoscia causata nel singolo da una società in transizione e dalla consapevolezza che non vi è nulla oltre alla morte. Il contrasto tra passato, spesso visto in chiave idilliaca, e presente è il perno attorno al quale ruota la narrazione di gran parte delle novelle. Detto contrasto viene letto soprattutto negli effetti che imprime sul singolo, ed è proprio così che scopriamo la grandezza di Storm: siamo pienamente partecipi dell'interiorità del personaggio. Lo vediamo soprattutto nelle prime novelle, quelle fino ai primi degli anni '70.
A partire dalla novella Draußen im Heidedorf (1873), la prospettiva narrativa cambia: non si cerca più empatia nel lettore e ci si avvicina ad una narrazione più asettica, vicina ai canoni del realismo. Quel che è bello è che la deriva realista di Storm non fa perdere forza alla narrazione, al contrario. Ce ne si accorge leggendo l'ultima, grande novella, Der Schimmelreiter. Nel periodo compreso tra il 1873 e il 1888, Storm sviluppa infatti una teoria secondo cui la novella è sorella del dramma e ne condivide l'oggetto tragico. Lo Schimmelreiter è fedele a questo principio e, attraverso la rappresentazione della tragedia del protagonista, porta a termine in chiave fortemente pessimista il grande tema che attraversa tutta la parabola creativa stormiana, ovvero la lotta tra il singolo ed il destino.
Spero di avervi messo qualche pulce nell'orecchio. Nel frattempo, vi segnalo le due edizioni italiane di riferimento per Storm: si tratta di due antologie di novelle. La prima, curata da Laura Bocci, è uscita nel 1994 per Garzanti ed è di facile reperibilità; la seconda, con apparato critico del già citato Fabrizio Cambi, è edita dal Dipartimento di studi letterari e filologici dell'Università di Trento ed è meno reperibile.
C'è da dire che sono entrambi commenti ben fatti ed interessanti. In particolare, il saggio di Cambi Realismo e rapsodia del destino nella narrativa di Th. Storm ha il pregio di riallacciarsi ad un altro saggio fondamentale nella ricezione stormiana in Italia, cioè la pregevolissima introduzione di Luciano Zagari ad un'antologia di poesie di Storm (1968). Anche l'apparato critico dell'edizione Garzanti si lega a Zagari, ma punta più sulla dimensione dell'Erlebnis e sull'analisi della costruzione delle novelle.
Insomma, c'è di che leggere e divertirsi. Io personalmente torno a rileggere Storm spesso e volentieri, e non c'è una volta in cui distolga gli occhi dal libro senza un po' di dispiacere. In qualche modo è un contraltare alle mie letture "contemporanee", che mi proiettano nella società e nella sua multiforme rete di relazioni, mentre Storm mi ricollega al mondo dell'interiorità. È una dimensione di cui a volte c'è tanto bisogno.
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