Devo cominciare scusandomi con voi, amici del Tonno che fuma, per il silenzio di questi ultimi giorni. Purtroppo il tempo a disposizione è quello che è e, dato che non hanno ancora inventato la giornata di 30 ore, ogni giorno mi trovo impossibilitato a buttare giù qualche idea. Vi chiedo di nuovo scusa per questo e procedo, in questi giorni di relativo respiro, a condividere qualche spunto nato negli ultimi giorni.
Parlo di un argomento inconsueto per questo blog. Dovete sapere che sono un patito di Lupin III. Si, proprio lui, quel personaggio dei manga divenuto poi un fortunato cartone animato, che da più di quarant'anni tiene compagnia al pubblico di mezzo mondo.
Mentre sono indietro quanto a lettura dei manga, che ho sempre trovato di difficile reperibilità, per quanto riguarda la produzione televisivo/cinematografica ho visto praticamente tutto Lupin: prima serie (1971/1972, in cui Lupin indossava la giacca verde), seconda serie (1977/1981, Lupin in giacca rossa), terza serie (1984/1985, giacca rosa), oltre all'intera filmografia (eccezion fatta per l'ultimo OAV, Green vs Red) e l'intera serie degli special tv (uno all'anno dal 1989 ad oggi). Insomma, credo di avere titolo per esprimere un giudizio assennato sull'ultimo special andato in onda ieri su Italia 1, Lupin e la lampada di Aladino.
Già il titolo dice molte cose: siamo distanti anni luce dal vero, grande Lupin, quello "adulto" della prima serie e de La pietra della saggezza, piuttosto che da quello più "poetico" ma comunque grandissimo de Il castello di Cagliostro. Lupin ruba la celeberrima lampada di Aladino, la strofina e il genio, una bellezza dalle curve mozzafiato in tipico anime-style, lo trascina in avventure che vedono coinvolti spietati mercenari ed altri improbabili personaggi... tutti ovviamente alla ricerca della lampada. In palio per il vincitore c'è il solito, trito e ritrito diritto a dominare il mondo, o l'eterna giovinezza... francamente non ci ho fatto caso.
Oramai Lupin è diventato un cartone animato che cerca di coniugare improbabili atmosfere da Mission Impossible con le esigenze del pubblico (proto)adolescenziale: un tocco di magia di qua, sequenze assurde di là... d'accordo, siamo nel regno dell'animazione e quindi un minimo di scostamento dalla realtà è ammesso e in qualche modo richiesto, ma da un cartone nato con vocazione "realista" ci si aspetterebbero meno sconfinamenti nel mondo fantastico e fatti più verosimili. Il punto è che l'immagine di Lupin a metà tra (blandamente) comico, magia ed azione è l'unica che funziona presso il pubblico giovanile: è proprio su questa immagine del personaggio che si basa la recente Lupin-renaissance, con annesso marketing di t-shirt, action figures ed altre amenità.
Più che film o telefilm, gli ultimi special tv di Lupin sono dei videogiochi. Diciamo pure che si tratta di videogiochi per ragazzini non troppo svegli. Incongruenze, regia priva di personalità, inquadrature che badano solamente al colpo d'occhio (la computer graphic rende ancor più pacchiano il prodotto finale), dialoghi stereotipi e legnosi abbondano e affossano la qualità finale del prodotto. Un'altra cosa che personalmente mi "urta" è sentire i dialoghi legnosi di cui sopra in bocca al nuovo doppiatore di Lupin, Stefano Onofri. Onofri, ad onor del vero, fa del suo meglio: gli aficionados, tuttavia, non possono non rimpiangere il grande Roberto Del Giudice. Sembrava che Del Giudice credesse al personaggio Lupin in ogni situazione e in ogni special e film, anche in quelli più sfigati come Le tattiche degli angeli (2005), una delle sue ultime apparizioni da doppiatore del ladro gentiluomo.
Insomma, tanta delusione per quest'ultimo Lupin che è l'ombra di quello visto tante volte in passato.
Spero solo che vedendo Green vs Red, che si dice essere un grande prodotto, mi riconcili con la recente produzione lupiniana!
Mentre sono indietro quanto a lettura dei manga, che ho sempre trovato di difficile reperibilità, per quanto riguarda la produzione televisivo/cinematografica ho visto praticamente tutto Lupin: prima serie (1971/1972, in cui Lupin indossava la giacca verde), seconda serie (1977/1981, Lupin in giacca rossa), terza serie (1984/1985, giacca rosa), oltre all'intera filmografia (eccezion fatta per l'ultimo OAV, Green vs Red) e l'intera serie degli special tv (uno all'anno dal 1989 ad oggi). Insomma, credo di avere titolo per esprimere un giudizio assennato sull'ultimo special andato in onda ieri su Italia 1, Lupin e la lampada di Aladino.
Già il titolo dice molte cose: siamo distanti anni luce dal vero, grande Lupin, quello "adulto" della prima serie e de La pietra della saggezza, piuttosto che da quello più "poetico" ma comunque grandissimo de Il castello di Cagliostro. Lupin ruba la celeberrima lampada di Aladino, la strofina e il genio, una bellezza dalle curve mozzafiato in tipico anime-style, lo trascina in avventure che vedono coinvolti spietati mercenari ed altri improbabili personaggi... tutti ovviamente alla ricerca della lampada. In palio per il vincitore c'è il solito, trito e ritrito diritto a dominare il mondo, o l'eterna giovinezza... francamente non ci ho fatto caso.
Oramai Lupin è diventato un cartone animato che cerca di coniugare improbabili atmosfere da Mission Impossible con le esigenze del pubblico (proto)adolescenziale: un tocco di magia di qua, sequenze assurde di là... d'accordo, siamo nel regno dell'animazione e quindi un minimo di scostamento dalla realtà è ammesso e in qualche modo richiesto, ma da un cartone nato con vocazione "realista" ci si aspetterebbero meno sconfinamenti nel mondo fantastico e fatti più verosimili. Il punto è che l'immagine di Lupin a metà tra (blandamente) comico, magia ed azione è l'unica che funziona presso il pubblico giovanile: è proprio su questa immagine del personaggio che si basa la recente Lupin-renaissance, con annesso marketing di t-shirt, action figures ed altre amenità.
Più che film o telefilm, gli ultimi special tv di Lupin sono dei videogiochi. Diciamo pure che si tratta di videogiochi per ragazzini non troppo svegli. Incongruenze, regia priva di personalità, inquadrature che badano solamente al colpo d'occhio (la computer graphic rende ancor più pacchiano il prodotto finale), dialoghi stereotipi e legnosi abbondano e affossano la qualità finale del prodotto. Un'altra cosa che personalmente mi "urta" è sentire i dialoghi legnosi di cui sopra in bocca al nuovo doppiatore di Lupin, Stefano Onofri. Onofri, ad onor del vero, fa del suo meglio: gli aficionados, tuttavia, non possono non rimpiangere il grande Roberto Del Giudice. Sembrava che Del Giudice credesse al personaggio Lupin in ogni situazione e in ogni special e film, anche in quelli più sfigati come Le tattiche degli angeli (2005), una delle sue ultime apparizioni da doppiatore del ladro gentiluomo.
Insomma, tanta delusione per quest'ultimo Lupin che è l'ombra di quello visto tante volte in passato.
Spero solo che vedendo Green vs Red, che si dice essere un grande prodotto, mi riconcili con la recente produzione lupiniana!
ti dico solo che ho conosciuto Monkey Punch :)
RispondiEliminaMadò, sei sempre imprevedibile! :D
RispondiEliminaPienamente daccordo su tutto aggiungo anche che gia' lupin 3 a mio avviso ha avuto un calo di maturita' per diventare il manga per ragazzini a tutto campo, senza piu' quelle caratteristiche da comix in stile anni 60, gia' con la seconda serie poi la terza"ovvero quella con la giacca rosa"è decisamente inguardabbile...Riguardo agli special grenn vs red è decisamente un bricolage' di citazioni di scene di culto che hanno caratterizzato lupin 3 in 40 anni di esistenza, spaziando da monkey punch a miazachi ,vi sono anche dei flashbach interessanti fatti in stile puro fumetto volutamente lasciati allo stato grezzo ancora con i chiaro scuri che si intravvedono propio per dare quell'atmosfera altalenante un po' anime un po'manga...da vedere !!
RispondiElimina