venerdì 30 ottobre 2009

I manuali di letteratura tedesca della Laterza

Tutti sanno che il catalogo Laterza ha da sempre un'offerta interessante. E' però recentissima la comparsa di una nuova collana espressamente dedicata alla storia della letteratura e del pensiero tedeschi.

La scelta di Laterza è molto indovinata, dato che manuali abbastanza sintetici e chiari sull'argomento non sono facilmente reperibili sul mercato. O magari si trovano, ma sono pubblicati da qualche editore minore che non riesce a distribuire nella propria città o nell'ateneo più vicino, figuriamoci nel resto d'Italia. In ogni caso la soluzione principale è sempre stata una: rispolverare i vecchi volumi della monumentale Storia della letteratura tedesca di Mittner... e prepararsi a una lettura non agevole.
I nomi coinvolti nella nuova collana Laterza non sono di secondo piano: basti pensare a Maurizio Pirro, ricercatore dell'università di Bari di cui il Tonno che fuma ha già parlato, ad Anna Chiarloni (ordinario di letteratura tedesca a Torino, cui non sarò mai abbastanza grato per una chiara e lineare monografia su Christa Wolf, pubblicata nel 1988 dalla sconosciuta Tirrenia Stampatori), a Michele Cometa (tra le altre cose, traduttore e autore dell'apparato critico dell'edizione Marsilio di Beim Vetters Eckfenster - La finestra ad Tra una cosa e l'altra ho acquistato solamente il volume sulla Poesia tedesca del novecento.
Il testo, curato dalla stessa Chiarloni, si distingue per un'argomentazione lineare che non cade mai nella banalità e per un linguaggio complessivamente scorrevole seppur con leggere (e fisiologiche) oscillazioni nelle varie parti del libro, dal momento che ogni capitolo è stato scritto da una persona diversa. Nella fattispecie, il capitolo sugli anni di Guglielmo II è stato scritto da Maurizio Pirro, quello sul periodo tra le due guerre da Walter Busch (ordinario di letteratura tedesca a Verona), mentre i due ultimi capitoli (1945-1968 e dagli anni '70 ad oggi) sono stati stesi rispettivamente da Luigi Reitani (ordinario di letteratura tedesca a Udine, traduttore dell'edizione Meridiani di Hoelderlin) e da Anna Chiarloni.
Aspetto di acquistare il volume sul teatro tedesco del novecento, curato da Teodoro Scamardì, e quello sul pensiero tedesco tra il settecento e l'ottocento, di cui invece si è occupato Michele Cometa. E, con grande trepidazione, attendo l'uscita dei volumi sulla prosa del novecento (cur. A. Gargano) e sulla letteratura tedesca dell'ottocento (cur. D. Mugnolo)... non si sa mai che riesca a regalarmeli già a Natale!

mercoledì 28 ottobre 2009

Gli ultimi rimasti a Venezia

Mentre inauguro la giornata con una fumata di Italia nella mia onesta e cara Gigi 2008 (quella di FLP, tanto per intenderci), ascolto un po' di radio. È quasi inevitabile per me ascoltare quella che è la "mia" radio, "mia" perché ci collaboro, ovvero Radio Vanessa, l'ultima che è rimasta qui a Venezia.
Perché la ascolto? Probabilmente sono particolarmente affezionato alla causa, ma non è l'unica ragione. Il motivo è lo stesso per cui ho scelto di collaborare: questa radio, l'ultima rimasta tra le radio libere veneziane, non fa parte delle cosiddette "radio commerciali" che, per carità, saranno molto vivaci e simpatiche, ma non riescono a richiamare quella dimensione raccolta che richiama una radio come Vanessa.
Quando penso a Radio Vanessa penso inevitabilmente alla dimensione del campiello, della calle dove si ritrovano amici di ogni età, dove si discute animatamente degli argomenti più disparati, dove ci si fa la doccia con la finestra del bagno aperta e con la musica a palla... Insomma, l'esatto contrario di ciò che vediamo con i media odierni, che in un modo o nell'altro ci proiettano (o ci scaraventano?) nel marasma delle notizie e delle curiosità da tutto il mondo.
La cosa alla lunga diventa insopportabile e, specialmente per chi come me ascolta tutto il giorno emittenti all news e legge parecchi quotidiani e agenzie on line, diventa importante avere una sorta di alternativa da contrapporre al tam tam mediatico quotidiano.

Alcuni lettori mi tacceranno di avere pericolosi rigurgiti Biedermeier, ma sono estremamente affezionato ai piccoli gesti e alle piccole cose che inevitabilmente caratterizzano, anche nelle trasmissioni di più ampio respiro, l'attività di una radio locale. Le trasmissioni di Ubaldo, Marco, Alberto, Mara, Claudio, Gianni "Simpatia", del Segretario... mi riportano ad una dimensione raccolta, quasi da focolare domestico, che fa bene il paio con le fredde e umide giornate d'autunno inoltrato e con la pipa, mentre sto seduto nel divano a sfogliare qualche libro sulla storia di Venezia e della laguna.
Vivo ancora di più questa dimensione quando sto al microfono, quando faccio la regia per le trasmissioni di Ubaldo, quando capita che con Alberto si facciano le trasmissioni in coppia, quando registro i break e i promo per le trasmissioni... insomma, quando entro nel piccolo studio in Fondamenta della Tana, angolo silenzioso, pittoresco e suggestivo del centro storico veneziano. In qualche modo la dimensione del tempo si annulla e si potrebbe essere negli anni settanta come nel 2009: si entra, parlando da neo-linuxiano, nel "kernel" di Venezia.
Il piacere raggiunge il suo apice quando si leggono le frequenze: da quasi vent'anni le frequenze sono sempre quelle, "101,500 per Venezia e l'estuario, 100,400 per Mestre e la terraferma". Nonostante recentemente si sia approdati al webcast (vedi il sito), il fascino di rimanere in contatto con migliaia di persone attraverso il semplice mezzo radiofonico resta enorme... e il piacere di condividere le proprie risorse, la propria musica, le proprie conoscenze con la collettività non ha prezzo.
Ci sono cose che non si possono pagare: per tutto il resto c'è Mastercard...

(la foto dello studio è tratta dal sito www.radiosette.com)

sabato 17 ottobre 2009

"Ieri sarà quel che domani è stato": "Das Treffen in Telgte" di Günter Grass

Das Treffen in Telgte (L'incontro di Telgte) è un titolo pubblicato in Germania da Luchterhand (1979, ristampato dalla DTV e dalla Steidl nell'opera omnia di Grass) e in Italia da Einaudi (1982). Mentre nei paesi di lingua tedesca il testo gode ancora di un certo seguito, nel nostro paese i risultati in termini di vendite sono stati poco lusinghieri, tanto che Einaudi ha tolto molto presto il testo dal catalogo. Io stesso mi sono procurato la copia in modo rocambolesco...
Non voglio dire che Das Treffen in Telgte sia il capolavoro di Grass: siamo distanti (non solo in termini cronologici) dai successi della "Trilogia di Danzica", così come da una novella più tarda come Im Krebsgang.
Grass in questo caso pare non essere attratto prevalentemente da intenti di tipo narrativo: a posteriori, Das Treffen in Telgte può essere visto piuttosto come un tentativo di parlare del proprio percorso intellettuale, dove lo scrittore ricorda la propria formazione e i propri esordi come scrittore. Possiamo dire quindi che è un testo prezioso perché, se è vero che in tutto il corpus grassiano è intessuto di elementi autobiografici (basti pensare a Danzica), è anche vero che non sempre gli scrittori ci invitano esplicitamente a guardare dietro le quinte del proprio lavoro o a vedere ciò che informa la loro Weltanschauung.

La novella mette in gioco due elementi che contraddistinsero gli esordi di Grass: da una parte la grande passione per la poesia barocca (in particolare per Grimmelshausen e il Simplicissimus), dall'altra l'adesione Gruppe 47.
Il Gruppo 47 fu una tappa importante nella formazione grassiana: fu in quella cerchia che Grass lesse le sue prime poesie, vinse il suo primo importante premio letterario, concepì i primi due capitoli del Tamburo di latta (1959), conobbe figure di primo piano nel dibattito intellettuale tedesco come Hans Werner Richter (fondatore del gruppo), Ingeborg Bachmann, Marcel Reich-Ranicki, Heinrich Böll. Numerose sono, quindi, le ragioni per cui Grass si sentiva legato a quell'ambiente e sentiva verosimilmente il bisogno di parlarne.


Ma di cosa parla Das Treffen in Telgte? Nel 1647, un gruppo di intellettuali provenienti da ogni parte dell'Impero si ritrova nella città di Telgte per leggere le proprie opere e discutere del futuro della lingua tedesca che risulta essere frammentata in una miriade di dialetti e varianti regionali, espressione della miriade di staterelli in cui l'Impero e i tedeschi sono divisi.
L'incontro di Telgte e il Gruppo 47 sono entrambi espressione di una Germania dilaniata dalla guerra, da quella dei Trent'anni come dal secondo conflitto mondiale. Alle figure di Simon Dach e dei convitati si possono sovrapporre quelle di Hans Werner Richter e dei suoi consoci: anche gli intellettuali del Gruppo 47 si ritrovano a leggere le proprie opere; anch'essi parlano del futuro della lingua tedesca, che negli anni del nazismo ha subito un grave imbarbarimento; anch'essi, ancora una volta, sono costretti a fare i conti con un mondo tedesco diviso in modo apparentemente irrimediabile.
Ieri sarà quel che domani è stato: questa frase, che allude alla ciclicità degli eventi storici, apre la novella e ne racchiude il senso.

L'insuccesso italiano di Das Treffen in Telgte può spiegarsi sostanzialmente con l'estraneità dei personaggi al pubblico italiano medio: è difficile trovare italiani che si destreggino con disinvoltura tra nomi di spicco del barocco tedesco come Martin Opitz (menzionato più volte nel testo), Simon Dach, Heinrich Albert...
Nonostante la lodevole appendice della traduttrice Bruna Bianchi, che riassume brevemente vita e opere degli intellettuali presenti e citati nel testo, ad un italiano la novella può non risultare di immediata comprensione. Ugualmente certe scelte lessicali arcaicizzanti, nonostante la bravura e la sensibilità della Bianchi nella resa italiana, probabilmente risulterebbero più sapide se lette in tedesco.
C'è da dire che questo non è un problema che si verifica solamente nell'Incontro, ma in molti lavori del nostro: in questo senso, i traduttori italiani di Grass sono fin troppo bravi nel rendere in italiano ciò che nell'originale tedesco risulta singolare, bizzarro, in qualche modo vicino ad una sensibilità linguistica "barocca" (basti vedere come Claudio Groff restituisce gustosamente la parlata mezza polacca di Tulla Pokriefke in Im Krebsgang).

In conclusione, se questo libro dovesse capitarvi tra le mani dateci un'occhiata. Mal che vada, passerete qualche gradevole pomeriggio in compagnia di un'allegra combriccola di intellettuali, che si barcamenano con naturalezza tra dotte discussioni ed allegri banchetti...

giovedì 15 ottobre 2009

Maurizio Pirro - Ex Oriente Picaro


Il mercato editoriale italiano propone pochi saggi dedicati all'opera di Günter Grass, uno dei maggiori scrittori tedeschi viventi: meritano però una menzione particolare, oltre ad una breve quanto interessante monografia di Giorgio Schiavoni del 1980 (ahimè di difficile reperibilità), i testi contenuti nella raccolta "Ex-Oriente Picaro", curata da Maurizio Pirro e pubblicata dalla barese Graphiservice.
Vale la pena di indicare i titoli e gli autori dei singoli contributi:

  • Come il narratore si fa poeta. Le liriche di Günter Grass di Fabian Lampart
  • Tempo della storia e tempo della narrazione nella «Blechtrommel» di Maurizio Pirro
  • «Katz und Maus». Metamorfosi di genere di Roberta Bergamaschi
  • «Hundejahre». La scrittura contro la rimozione collettiva di Laura Benzi
  • «örtlich betäubt». Tra passato e presente, generazioni a confronto di Daniela Nelva
  • «Der Butt». Un principio maschile dalla bocca storta di Massimo Bonifazio
  • Cultura e parodia in «Das Treffen in Telgte» di Francesca Tucci
  • «I miei sogni a occhi aperti e chiusi capitano nell’anno di Orwell». L’elaborazione della crisi dell’Illuminismo nella «Rättin» di Michele Sisto
  • «Unkenrufe». La narrativa sepolcrale di Maria Grazia Nicolosi
  • «Ein weites Feld». La sincronia dell’asincronico di Monica Lumachi
  • «Mein Jahrhundert». Cento voci raccontano un secolo lungo di Stefania Sbarra
  • «Im Krebsgang». Storia e album di famiglia di Stefania Sbarra
  • «Solo quando lo scrittore si considerò un cittadino, i cittadini cominciarono a prenderlo in considerazione come scrittore». I saggi di Günter Grass di Marina Brambilla
  • Le opere teatrali di Günter Grass di Joachim Gerdes

Come potete vedere, questi saggi non si limitano alla classica "Trilogia di Danzica" (Die Blechtrommel, Katz und Maus, Hundejahre) che tanto ha fatto parlare di sè tra i germanisti e non solo, ma riguardano anche un periodo dell'opera grassiana che normalmente viene considerato di meno dal pubblico italiano, quello cioè che va dall'impegno politico nelle file dell'SPD (metà anni '60) fino alla fine degli anni '90/primi anni 2000, quando è uscita la raccolta Il mio secolo (Mein Jahrhundert). Non è un caso che nelle librerie e negli shop on line gli unici titoli grassiani che si trovano ancora, oltre al Tamburo e ai recentissimi Sbucciando la cipolla e Camera Oscura, siano Il passo del gambero (Im Krebsgang) e appunto Il mio secolo.
Devo ancora completarne la lettura, ma mi sembrano saggi di buona fattura e, quel che è meglio, danno un quadro completo ed esauriente dell'opera grassiana, senza tralasciare l'altro versante in cui il nostro eccelle, ovvero le arti figurative. In questo senso, una menzione speciale va IMHO al saggio di Fabian Lampart.
Comunque, un ottimo punto di partenza per chi volesse addentrarsi e orientarsi nel multiforme mondo creativo di Günter Grass.

mercoledì 14 ottobre 2009

Incominciamo.


Ed eccomi qui, pronto a incominciare questo nuovo diario telematico, con l'Antico Toscano in bocca e con molti pensieri che mi ronzano per la testa.
Inutile dire che questo blog non ha aggiornamenti cadenzati: non scandalizzatevi quindi per periodi di assenza o al contrario di iperattività, fanno parte della personalità del Tonno...