mercoledì 28 ottobre 2009

Gli ultimi rimasti a Venezia

Mentre inauguro la giornata con una fumata di Italia nella mia onesta e cara Gigi 2008 (quella di FLP, tanto per intenderci), ascolto un po' di radio. È quasi inevitabile per me ascoltare quella che è la "mia" radio, "mia" perché ci collaboro, ovvero Radio Vanessa, l'ultima che è rimasta qui a Venezia.
Perché la ascolto? Probabilmente sono particolarmente affezionato alla causa, ma non è l'unica ragione. Il motivo è lo stesso per cui ho scelto di collaborare: questa radio, l'ultima rimasta tra le radio libere veneziane, non fa parte delle cosiddette "radio commerciali" che, per carità, saranno molto vivaci e simpatiche, ma non riescono a richiamare quella dimensione raccolta che richiama una radio come Vanessa.
Quando penso a Radio Vanessa penso inevitabilmente alla dimensione del campiello, della calle dove si ritrovano amici di ogni età, dove si discute animatamente degli argomenti più disparati, dove ci si fa la doccia con la finestra del bagno aperta e con la musica a palla... Insomma, l'esatto contrario di ciò che vediamo con i media odierni, che in un modo o nell'altro ci proiettano (o ci scaraventano?) nel marasma delle notizie e delle curiosità da tutto il mondo.
La cosa alla lunga diventa insopportabile e, specialmente per chi come me ascolta tutto il giorno emittenti all news e legge parecchi quotidiani e agenzie on line, diventa importante avere una sorta di alternativa da contrapporre al tam tam mediatico quotidiano.

Alcuni lettori mi tacceranno di avere pericolosi rigurgiti Biedermeier, ma sono estremamente affezionato ai piccoli gesti e alle piccole cose che inevitabilmente caratterizzano, anche nelle trasmissioni di più ampio respiro, l'attività di una radio locale. Le trasmissioni di Ubaldo, Marco, Alberto, Mara, Claudio, Gianni "Simpatia", del Segretario... mi riportano ad una dimensione raccolta, quasi da focolare domestico, che fa bene il paio con le fredde e umide giornate d'autunno inoltrato e con la pipa, mentre sto seduto nel divano a sfogliare qualche libro sulla storia di Venezia e della laguna.
Vivo ancora di più questa dimensione quando sto al microfono, quando faccio la regia per le trasmissioni di Ubaldo, quando capita che con Alberto si facciano le trasmissioni in coppia, quando registro i break e i promo per le trasmissioni... insomma, quando entro nel piccolo studio in Fondamenta della Tana, angolo silenzioso, pittoresco e suggestivo del centro storico veneziano. In qualche modo la dimensione del tempo si annulla e si potrebbe essere negli anni settanta come nel 2009: si entra, parlando da neo-linuxiano, nel "kernel" di Venezia.
Il piacere raggiunge il suo apice quando si leggono le frequenze: da quasi vent'anni le frequenze sono sempre quelle, "101,500 per Venezia e l'estuario, 100,400 per Mestre e la terraferma". Nonostante recentemente si sia approdati al webcast (vedi il sito), il fascino di rimanere in contatto con migliaia di persone attraverso il semplice mezzo radiofonico resta enorme... e il piacere di condividere le proprie risorse, la propria musica, le proprie conoscenze con la collettività non ha prezzo.
Ci sono cose che non si possono pagare: per tutto il resto c'è Mastercard...

(la foto dello studio è tratta dal sito www.radiosette.com)

1 commento:

  1. Caro Tonno, è vero, il piacere della radio è una cosa difficilmente ripagabile e confrontabile con altre esperienze. Se ci fai coso e leggi i curriculum dei più recenti showman approdati alla televisione noterai una netta distinzione (in termini di bravura) tra chi ha fatto la gavetta radiofonica e chi no: Fiorello e Carlo Conti si distinguono nettamente.
    Che dire? Stai facendo una bella gavetta, silenziosa, lavorando dietro le quinte. Non è facile essere solo una voce, parlare davanti a un microfono senza sapere se e chi ti sta ascoltando dall'altra parte. Sono cose che fanno been, certo adesso c'è anche la web radio .. ma niente è come lavorare sul campo, dopo tutto il resto è una conseguenza!

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