domenica 27 dicembre 2009

La pipa di Natale

Quest'anno non è stato facile scegliere la pipa natalizia. Rispetto ad un anno fa le mie conoscenze in fatto di lento fumo si sono leggermente affinate: ho capito quali tabacchi gradisco di più e quali di meno e soprattutto sto capendo quali shapes colpiscono di più la mia attenzione e, di conseguenza, sono degni di entrare nel mio parco pipe. C'è poi da tenere conto del fattore P (conosciuto dal volgo come pecunia), che è sempre bene amministrare in maniera oculata.
Non sono ancora giunto - né so se giungerò mai - al punto di razionalizzare la mia collezione e dedicarmi ad un limitato range di shapes, o ancora più radicalmente ad un solo "capostipite". Certo è che sto progressivamente sviluppando un senso di repulsione verso il mondo delle pipe freehand, spostandomi perciò verso forme più tradizionali, ma non per questo scontate o ancor peggio "noiose", banali.
Dicevo, Babbo Natale ha recentemente avuto la gentilezza di far passare attraverso la canna fumaria una simpatica Viprati. Non vi dico le bestemmie che sono volate quando la pipa ha seriamente rischiato di cadere, tramite la cappa di aspirazione del fornello, dentro una pentola nella quale riposava una densa zuppa di piselli. I miei riflessi di Tonno hanno evitato questa tragedia, che avrebbe reso vana la visita del corpulento signore vestito di rosso (si sa, lui e la sua collega simpatica ancorché vestita di stracci passano solo una volta l'anno)...
...no, non mi credete. E fate bene, questo esperimento di pseudo-realismo magico è stato un fiasco clamoroso. Meglio allora essere piacevolmente prosaici e dire che ho ordinato la pipa in un noto negozio on-line specializzato in pipe, sigari e altre amenità derivate dal tabacco: il pacco è stato prontamente recapitato da un nerboruto signore vestito non di rosso ma di blu scuro, con una insipida peluria incolta al posto della lunga e rassicurante barba bianca e pressoché privo delle regole della buona creanza. Ma tant'è, basta che l'oggetto dei miei desideri arrivi sano e salvo, poco contano i modi del postino...
Salgo le scale, scarto il pacchetto e apro la scatola dentro alla quale si trova la Viprati. Lo shape è dei più classici, il billiard. Bene, andavo alla ricerca da tempo di una billiard come dio comanda. Forma classica che più classica non c'è, riproposta in una variante che mi ha sempre attirato, la slender, e con un finissaggio, quello sabbiato, che è al top delle mie preferenze. Inoltre depone a favore della pipa il bocchino in metacrilato che, per un accanito masticatore di pipe come il sottoscritto, presenta l'indubbio vantaggio di non permettere la formazione degli antiestetici segni dei denti. Tali segni, a seconda dei punti di vista, conferiscono un quid di vissuto all'oggetto-pipa, o ne rovinano irreparabilmente l'estetica. Irreparabilmente fino ad un certo punto, il bocchino si può sempre sostituire. Devo però dire che l'idea di dover sostituire periodicamente il bocchino di ogni pipa proprio non mi va giù. E poi ho visto fin troppe foto di Günter Grass in compagnia delle sue amate pipacchiotte per capire che un bocchino divenuto giallo/grigio a forza di essere masticato non rientra nelle mie preferenze.
Compiuto questo inessenziale ma per me quantomai necessario preambolo, vi racconto delle prime impressioni di fumo. Innanzitutto, una nota positiva arriva dal bilanciamento. Il peso non è di per sé proibitivo (41 g), ma c'è sempre la paura di ritrovarsi tra i denti un macigno dal peso inenarrabile (e poi chi riesce a fumare sfogliando i libri?): forse non è facile da bilanciare come una pipa col bocchino a sella (chissà perché, con le brandy mi trovo benissimo), ma se la cava bene.
La vera prova del fuoco è la resa con il mio amato Italia. Grezzo, monodimensionale, senza sorprese, ma pur sempre il mio tabacco da fumate spensierate, il tabacco che consumo di più in assoluto. E qui arrivano le note lusinghiere, perché con l'Italia questa pipa non fa un filo d'acquerugiola a pagarlo oro: perché non la faccia con un fumatore "umido" come il sottoscritto, capace di creare acquerugiola pure con lo Schippers caricato in una canadese, vuol dire che la pipa funziona bene. La prova, ripetuta a distanza di tempo, conferma le prime ottime impressioni.
Ciò detto, cosa aggiungere? Avrò modo di ritornare su questa Viprati durante le vacanze di Natale, che consacrerò per l'ennesima volta sull'altare della sapienza (leggi: mi faccio ancora una volta il mazzo per studiare). Sarà bello vedere se questa billiard slender reggerà ulteriormente alla prova con l'Italia, se terrà a più fumate consecutive e se, cosa ancora più importante, si esprimerà bene con le mie consuete EM, ovvero Erinmore Balkan e Black Mallory. Qualora il risultato fosse positivo, e nulla mi fa per il momento presagire il contrario, vorrà dire che si è trattato di un buon acquisto e che, oltre allo sguardo, appagherò pure il gusto.

Vi ringrazio per l'attenzione che avete gentilmente dedicato alla lettura di questo post. Con l'occasione vi informo che durante le vacanze di Natale vi terrò compagnia con nuovi articoli e postille. Non svelo gli argomenti, voglio mantenere un po' di suspans... anzi no, oggi proprio non sono capace di mentirvi, cari lettori. Ve lo confido sottovoce, non ditelo a nessuno: non so ancora che articoli scrivere di preciso. Ma non preoccupatevi, qualcosa di buono salterà fuori dalla scatola con l'apertura a strappo!

O almeno spero.

1 commento:

  1. Ciao Tonno,
    sono anc'hio un blogger piparo (pipaiolo non mi pareva indicato...), da poco però.
    Anch'io privilegio le forme classiche, all'inglese per intenderci. Certe pipe freehand (a parte che spesso pesano un quintale) sono... troppo. La tua Viprati è veramente di altisssssima classe. La sabbiatura leggera è di quelle che preferisco. E poi, a me la veretta non piace molto, ma qui devo dire che ci sta proprio bene.
    Fumate rilassate!

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