Vi confesso che stamattina ero partito con l'idea di scrivere un post su Heinrich Böll, nome di indiscussa importanza nella letteratura tedesca del secondo dopoguerra. In questo periodo leggo a tempo perso alcuni lavori (per lo più racconti e saggi) della sua produzione negli anni '50, sia in tedesco che in traduzione italiana, con il progetto di cominciare, più prima che poi, il capolavoro Gruppenbild mit Dame-Foto di gruppo con signora.
Invece faccio una cosa che mi è saltata in testa poco fa: di Böll parlerò più avanti, mentre oggi vi intratterrò con un breve articolo su Thomas Bernhard. In particolare mi soffermerò su uno dei suoi lavori autobiografici, Der Keller. Eine Entziehung-La cantina. Una via di scampo, uscito nel 1977 e disponibile in tedesco per i tipi dell'onnipresente DTV, mentre la traduzione italiana è stata pubblicata da Adelphi.
C'è da dire che in Italia si sono occupati di Bernhard nomi di rilievo, da tempo presenti nel mercato editoriale presso editori come Adelphi, Einaudi, Mondadori. Dando un'occhiata ai nomi di traduttori e curatori spiccano infatti, oltre a Andreina Lavagetto (traduttrice per Einaudi di Rilke e Kafka), a Eugenio Bernardi (presenza importante della germanistica italiana negli ultimi anni. È lui il traduttore del libro di oggi) e a Anna Maria Carpi (che ha tradotto Nietzsche ed Enzensberger e ha scritto su Grimmelshausen e Kleist), anche Luigi Reitani e Claudio Groff, cui il Tonno ha accennato tempo addietro (post su Reitani e post su Groff).
Venendo all'oggetto del post, La cantina è un lungo monologo autobiografico: un'adolescenza difficile, caratterizzata soprattutto da una pesante insofferenza verso la scuola, che inserisce il singolo in un meccanismo (questa l'espressione usata da Bernhard) mortale, incapace di svilupparne le potenzialità.
Un giorno, improvvisamente, l'autore compie una decisione fondamentale nella sua vita: lascia la scuola e decide di andare a lavorare come apprendista in una cantina dello Scherzhauserfeld, il Bronx di Salisburgo, che il commerciante Karl Podlaha ha deciso di adibire a negozio di alimentari. Bernhard viene a contatto con una realtà sociale, quella dello Scherzhauserfeld, degradata e degradante, che brama costantemente l'ascesa sociale: un'ascesa non arriva mai e che deve scontrarsi con l'indifferenza e l'ostilità da parte dei quartieri borghesi di Salisburgo.
La via di scampo dalla scuola diventa perciò per Bernhard una grande palestra di vita, in cui imparare a conoscere e a comunicare con la gente, divisa tra desideri, frustrazioni, aspirazioni: insomma, la cantina di Karl Podlaha rappresenta la fonte da cui scaturisce il materiale che poi diventerà la base imprescindibile del lavoro letterario.
Forse si è già capito, ma ci tengo a ribadirlo: questo autore mi incuriosisce molto. Per meglio comprendere questa importante figura del novecento letterario tedesco e non solo, vorrei leggere due saggi. Il primo è di Aldo Gargani e si intitola La frase infinita. Thomas Bernhard e la cultura austriaca (Laterza, 1990): a leggere le recensioni, pare si tratti di un saggio che contestualizza la figura di Bernhard all'interno del clima culturale austriaco e tedesco. Il secondo è un titolo più specifico scritto dal già citato Luigi Reitani, Thomas Bernhard e la musica (Carocci), intrigante per più motivi: innanzitutto la musica, a quanto pare, costituisce un motivo ispiratore molto forte per Bernhard (Der Untergeher-Il soccombente, per citare l'esempio più eclatante, è incentrato sulla figura del sommo Glenn Gould). E poi, come qualche lettore probabilmente saprà, la musica è per il Tonno non un semplice interesse ma un profondo amore, diciamo pure - credo di non adoperare un'iperbole - l'amore della vita.
[voce da speaker degli anni '60] Come andrà a finire con Thomas Bernhard? Cosa mai verrà fuori dal confronto con questa figura? Lo scoprirete nei prossimi deliri de... Il Tonno che fuma!
E ora, consigli per gli acquisti.
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