venerdì 23 aprile 2010

Il Romeo y Julieta e il mio approccio al cubano

No, non mi sono messo a leggere Shakespeare in un'improbabile traduzione spagnola. Sono però rimasto nell'ambito delle follie e, udite udite!, ho provato per la prima volta in vita mia il piacere di un cubano.
Dopo aver scoperto che con il Toscano era una causa persa (almeno per ora), ho voluto a tutti i costi capire se era proprio il sigaro a rappresentare un tabù per me o se le mie idiosincrasie si limitavano ai Toscani.
Ho avuto come al solito una buona dose di incoscienza e sono andato sui Romeo y Julieta dopo essere passato dal mio pusher di fiducia: la visione dell'humidor e dei bellissimi tubi metallici bianchi mi ha portato nel mare dei ricordi e mi ha richiamato alla memoria un cartone di Paperino in cui Qui, Quo e Qua gli regalavano una scatola di sigari. Divertito dalla rimembranza e fermamente deciso a far lavorare la mia ghigliottina per sigari, finita in cassaintegrazione dopo aver regalato i Toscani sgraditi, ho comprato un Romeo y Julieta n. 3, giusto per non ammazzarmi con un sigaro da mezzo metro.
Giunto a casa e dopo una cena abbondante, in modo tale che il sigaro non mi picchiasse più di tanto sulla bocca dello stomaco (memore in questo del brutto rapporto con il mio primo Toscano alla maremmana... lo possino!), mi siedo sul divano. A tenermi compagnia è un film del cazzo, quell'ultima indecenza animata che infanga il buon nome di Lupin III, ma forse proprio per bilanciare l'indegna presenza cinematografica sul mio televisore mi è stata regalata una serata tabagifera di tutto rispetto. Mi sono sentito per una volta tanto meglio perfino di quando prendo in mano le mie amate pipacchiotte: con la pipa ho ancora, tutto sommato, la paura che mi si spenga in continuazione e di dover intervenire in continuazione a ravvivare in un modo o nell'altro quella maledetta brace. Col sigaro, invece, dove pur bisogna stare attenti con le boccate per non infuocare la bocca e per non intossicarsi, ho sentito che la brace-mania viene decisamente meno e posso godermi di più il fumo. Da qualche giorno ho meno voglia di fumare, ancora memore della soddisfazione e della robustezza regalatemi dal Romeo y Julieta.
Non è un sigaro economico, è vero, e non riesco a seguire tutti i crismi della degustazione, come ad esempio far stazionare il sigaro nell'humidor. Tempo e soldi per comprarmi un humidor, fornirmi di una bella batteria di sigari e magari fare un corso per catadores non ne ho: devo dire però che ho anche voglia ogni tanto di staccare il cervello quando fumo e di farmi qualche fumata un po' più inconsapevole e pazza del solito, in ultima analisi meno intellettuale e più terrena, concreta. Se voglio provare i sigari e se magari decido pure che mi piacciono dovrò pur uscire dal mondo delle recensioni e provare con mano se il sigaro, sia esso cubano, caraibico, toscano o quant'altro, stimola positivamente le mie ancora inesperte papille gustative e mi fornisce quella base irrazionale di piacere per poi continuare ad interessarmi.
Non vorrei avere ferito la sensibilità di qualche fumatore più esperto di me e anzi, mi scuso sinceramente con chi di dovere se ho propugnato un approccio più "da ignoranti" del solito al mondo del lento fumo, che sappiamo dischiudersi gradualmente solo a chi vi dedica tempo e testa. Sto però maturando la convinzione che nel campo della contemplazione estetica - e in fin dei conti, il lento fumo serve a contemplare con bocca e naso - non si possa andare da nessuna parte senza quella primigenia ed irrazionale tensione ai bassi addominali, quell'avida curiosità istintiva... insomma, senza quel substrato emozionale che dipende dalla "pancia" e non dalle numerose e a volte ridondanti (ma pur utili e spesso necessarie) sovrastrutture intellettuali che ci portiamo dietro. Traslando la cosa in un altro ambito che mi è molto caro, è come dire che se mi piace un brano musicale è perché sento che ha qualcosa che mi attrae irresistibilmente. Che poi possa essere scritto con una tecnica e un linguaggio X invece che con un sistema Y è cosa di cui mi dovrò occupare ampiamente, ma solo in un secondo momento, perché se prima non ho quella "molla" irrazionale che mi spinge a cercare di capirci di più è fatica sprecata. Per quello che è la mia esperienza non solo di fumo e di arte, ma di vita in generale, credo non ci sia alcuna didascalia che ci può far piacere qualcosa che, in modo profondo e non sempre dipendente dalla nostra volontà, non ci attrae.

2 commenti:

  1. Interessanti le tue esperienze.
    Unica cosa che posso dirti è che amanti del fumo lento lo si diventa solamente con l'esperienza. Io personalmente dopo quasi 3 anni di pipa, ancora non sono in grado di controllare la fumata come si deve e ad apprezzarla dall'inizio alla fine. Comunque mi ritengo un ottimo estimatore dei sigari toscani. Certo anche io ho avuto dei trascorsi dolorosi con loro, ma ti dico che piano piano dovresti iniziare ad apprezzarli anche tu. Non ti dedicare solo ai sigari cubani, sarebbe un peccato vista l'ottima qualità dei nostrani.

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  2. Ciao! Grazie mille per il tuo commento. Accolgo positivamente il tuo suggerimento: probabilmente, come dici tu, è questione soprattutto di tempo e di esperienza.

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