Nel cinquantennale della Blechtrommel, era prevedibile una sua riedizione, o quantomeno una sua ristampa. Feltrinelli non ha deluso le aspettative del pubblico italiano, pubblicando una nuova traduzione del Tamburo di latta ad opera di Bruna Bianchi, che altre volte si è cimentata con lavori di Günter Grass (due su tutti, Der Butt/Il rombo e Das Treffen in Telgte/L'incontro di Telgte. A memoria mia, Bruna Bianchi è anche l'unica ad aver corredato alcune delle sue traduzioni grassiane con utili postfazioni).
Per lungo tempo non si sono trovati Katz und Maus/Gatto e topo e Hundejahre/Anni di cani. Si badi, non erano usciti dal catalogo: semplicemente risultavano esauriti presso l'editore e i principali rivenditori. L'unica soluzione era rivolgersi al mercato dell'usato, che spesso riserva gradevoli sorprese a chi ha pazienza di cercare. Lo stesso Tonno che fuma si è avventurato tra i banchi di librerie - reali e telematiche - per trovare i due titoli che andavano a completare la "Trilogia di Danzica". Sorretto in questo da un forte feticismo collezionistico (oltre che, com'è chiaro, dalla passione per l'autore), il Tonno è riuscito a scovare nientepopodimeno che Gatto e topo nell'edizione dell'Universale economica Feltrinelli (1973; le altre due edizioni, nelle collane I narratori di Feltrinelli e Gli astri, risalgono rispettivamente al 1964 e al 1977) e Anni di cani nella prima edizione italiana (I narratori di Feltrinelli, 1966; la seconda edizione nell'Universale economica Feltrinelli risale al 1977).
Dopo giorni di frenetici contatti telematici e telefonici, nonché dopo innumerevoli contrattazioni (a volte i venditori di libri usati fanno richieste esose), il postino suona a casa Tonno: din don! Con la bava alla bocca, il nostro si precipita giù dalle scale e firma il talloncino della raccomandata, mentre l'esterrefatto postino non riesce a spiegarsi il perché di tanta frenesia. Un'altra corsa per ritornare in casa e, dopo aver pericolosamente armeggiato con le forbici per aprire i pacchi, l'orgasmo letterario: i due libri. La Trilogia è completa!
Eppure c'è qualcosa che non va. Ma come? I libri sono arrivati, belli, con quella patina giallognola sulla sovracoperta, segno dell'implacabile scorrere del tempo. E poi c'è quel piacere compulsivo nel collezionare libri che quando viene soddisfatto dovrebbe farti stare tranquillo per un bel po'. E invece no: al Tonno prende un velo di malinconia a pensare che dovrà sverginare le pagine con le sue micidiali sottolineature. L'oggetto antico, da collezione, è intangibile per definizione. Si offre quindi un interrogativo amletico: sottolineare o rinunciare agli antiestetici segnacci che, pur visivamente sgradevoli, sono comunque indispensabili per poter leggere il testo e cogliere con precisione tutti i rimandi possibili, infratestuali e non?
Notti insonni, angoscianti riflessioni quotidiane per giungere all'amara conclusione che i segni, pur brutti, si devono fare. Con la prospettiva di rovinare per sempre dei libri che tanto sono stati difficili da trovare: avrei compiuto un imperdonabile delitto. (nella foto qui accanto, un libro "stuprato" per un esame all'università)
Nella vita molte scelte comportano sacrifici e io, inguaribile bibliofilo con però il tarlo faustiano dell'onniscienza, ho optato con dolore e somma sofferenza per sacrificare gli affezionatissimi oggetti sull'altare dell'apprendimento.
Oggi, finendo un pomeriggio di prove, passo in libreria per ammazzare il tempo. Mi soffermo presso il consueto scaffale. La sezione di letteratura straniera offre tanti titoli, roba però relativamente scontata: i grandi classici nelle edizioni BUR e Garzanti, qualche titolo dell'Universale Feltrinelli che oramai conoscono pure i sassi (alzi la mano chi non ha letto in terza media L'amico ritrovato di Fred Uhlman...), un po' di letteratura da ombrellone alla Clive Cussler.
L'occhio cade molto pigramente sulla G di Grass. Vabbè, ci saranno "Camera oscura", che non c'è una libreria che non ti venda quel costoso volumetto dell'Einaudi, e il Tamburo, perché guai ad avere autori stranieri e non avere il Tamburo di latta.
E invece cosa scopro? Due ristampe, fresche fresche di torchio, di Gatto e topo e Hundejahre! Come mai, improvvisamente, l'imponente macchina editoriale della Feltrinelli si è mossa per ridare alle stampe libri che non si trovavano da un casino di tempo? Cos'è mai passato per la testa ai capoccia dell'ufficio commerciale? Non c'è tempo per porsi tante domande, ora o mai più, domani qualche altro patito grassiano può comprare i libri al posto mio. Torno tra qualche giorno e non lo vedo già più? No, sarebbe un errore che non mi perdonerei mai...
La soluzione al dubbio amletico che tanto mi ha attanagliato è piovuta come la manna dal cielo! Non sono più costretto ad optare per la menomazione delle vecchie edizioni: finalmente, dopo mesi di agonia, ho potuto trovare la ristampa (Feltrinelli dice che trattasi di "edizione aggiornata") di quei due libri. Afferro i tomi e, tessera sconto alla mano, vado alla cassa; poi, libri alla mano, ritorno gongolante a casa.
Oggi era una giornata storta e questo banale avvenimento, assieme all'incontro casuale con un vecchio amico che non vedevo da tempo, me l'ha cambiata.
A questo punto, come tutte le favole, anche questa ha una morale. Anzi, la morale è duplice: 1)le cose più belle sono quelle più semplici e inaspettate; 2)ogni tanto non guasta avere fede nei grandi editori. Non si sa mai che escano, quasi per caso, le ristampe che non ti aspetti...
Eppure c'è qualcosa che non va. Ma come? I libri sono arrivati, belli, con quella patina giallognola sulla sovracoperta, segno dell'implacabile scorrere del tempo. E poi c'è quel piacere compulsivo nel collezionare libri che quando viene soddisfatto dovrebbe farti stare tranquillo per un bel po'. E invece no: al Tonno prende un velo di malinconia a pensare che dovrà sverginare le pagine con le sue micidiali sottolineature. L'oggetto antico, da collezione, è intangibile per definizione. Si offre quindi un interrogativo amletico: sottolineare o rinunciare agli antiestetici segnacci che, pur visivamente sgradevoli, sono comunque indispensabili per poter leggere il testo e cogliere con precisione tutti i rimandi possibili, infratestuali e non?
Notti insonni, angoscianti riflessioni quotidiane per giungere all'amara conclusione che i segni, pur brutti, si devono fare. Con la prospettiva di rovinare per sempre dei libri che tanto sono stati difficili da trovare: avrei compiuto un imperdonabile delitto. (nella foto qui accanto, un libro "stuprato" per un esame all'università)
Nella vita molte scelte comportano sacrifici e io, inguaribile bibliofilo con però il tarlo faustiano dell'onniscienza, ho optato con dolore e somma sofferenza per sacrificare gli affezionatissimi oggetti sull'altare dell'apprendimento.
Oggi, finendo un pomeriggio di prove, passo in libreria per ammazzare il tempo. Mi soffermo presso il consueto scaffale. La sezione di letteratura straniera offre tanti titoli, roba però relativamente scontata: i grandi classici nelle edizioni BUR e Garzanti, qualche titolo dell'Universale Feltrinelli che oramai conoscono pure i sassi (alzi la mano chi non ha letto in terza media L'amico ritrovato di Fred Uhlman...), un po' di letteratura da ombrellone alla Clive Cussler.
L'occhio cade molto pigramente sulla G di Grass. Vabbè, ci saranno "Camera oscura", che non c'è una libreria che non ti venda quel costoso volumetto dell'Einaudi, e il Tamburo, perché guai ad avere autori stranieri e non avere il Tamburo di latta.
E invece cosa scopro? Due ristampe, fresche fresche di torchio, di Gatto e topo e Hundejahre! Come mai, improvvisamente, l'imponente macchina editoriale della Feltrinelli si è mossa per ridare alle stampe libri che non si trovavano da un casino di tempo? Cos'è mai passato per la testa ai capoccia dell'ufficio commerciale? Non c'è tempo per porsi tante domande, ora o mai più, domani qualche altro patito grassiano può comprare i libri al posto mio. Torno tra qualche giorno e non lo vedo già più? No, sarebbe un errore che non mi perdonerei mai...
La soluzione al dubbio amletico che tanto mi ha attanagliato è piovuta come la manna dal cielo! Non sono più costretto ad optare per la menomazione delle vecchie edizioni: finalmente, dopo mesi di agonia, ho potuto trovare la ristampa (Feltrinelli dice che trattasi di "edizione aggiornata") di quei due libri. Afferro i tomi e, tessera sconto alla mano, vado alla cassa; poi, libri alla mano, ritorno gongolante a casa.
Oggi era una giornata storta e questo banale avvenimento, assieme all'incontro casuale con un vecchio amico che non vedevo da tempo, me l'ha cambiata.
A questo punto, come tutte le favole, anche questa ha una morale. Anzi, la morale è duplice: 1)le cose più belle sono quelle più semplici e inaspettate; 2)ogni tanto non guasta avere fede nei grandi editori. Non si sa mai che escano, quasi per caso, le ristampe che non ti aspetti...
apprezzo sempr eil tuo modo di scrivere molto... eroico e epico! Leggere un libro diventa una delle dodici fatiche del signor Ercole.
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